Il regalo, inteso come scambio senza nessuna costrizione, è un gesto importante e ha un elevato valore sociale. Come sosteneva Marcel Mauss (storico, antropologo e sociologo francese), l'atto di donare aiuta a stabilire dei legami interpersonali, basati su un'intima conoscenza degli altri. Da diversi millenni è simbolo di comunità ed è in grado di rendere felici adulti e bambini. Scopriamo in che modo.
Regalare: un gesto tutt'altro che banale
Indipendentemente dall'età e dall'occasione, a tutti noi piace ricevere dei regali. Ma sapevi che anche l'atto del donare può rendere felici? Dalle analisi approfondite di molti psicologi e sociologi, un piccolo presente fatto con il cuore può rimandare a un’immagine di altruismo e di positività.
Se ci fai caso, sono tante le occasioni in cui facciamo dei regali, la nostra quotidianità è scandita da piccoli doni. Pensa, ad esempio, alla mancia che lasci al cameriere, al caffè che offri a un amico, o al muffin che fai trovare sulla scrivania del tuo collega. Sono gesti semplici ma che, fatti con il cuore, comunicano stima, affetto, riescono a scaldare l'anima e a migliorare addirittura una giornata iniziata con il piede sbagliato.
Diciamoci la verità, anche i regali per un evento speciale aumentano l'attesa, un po' come accade per i bambini. Fanno sentire al centro dell'attenzione e se donati con autenticità avvicinano le persone, senza necessariamente utilizzare le parole. Interpretano il desiderio e il gusto del ricevente, indovinando qualcosa che non è stato esplicitamente svelato in precedenza.
Il valore sociale dei piccoli gesti
Purtroppo, col tempo il significato di dono ha subito qualche alterazione e non di certo in positivo. La società consumistica moderna non vede più il regalo come un mezzo di comunicazione, ma come un vantaggio individuale, un rito, un qualcosa da ripetere più che per iniziativa personale per una sorta di dovere.
In prossimità delle festività natalizie, ad esempio, presi dalla frenesia del momento, non teniamo conto dei bisogni e dei desideri altrui. Acquistiamo, invece, qualcosa al volo, senza calore, tenendo più all'aspetto economico che al valore sentimentale, per scopi materiali o, peggio, per esaudire richieste specifiche.
Questo modo di pensare, però, mette in secondo piano quei regali che non hanno alcun valore da un punto di vista finanziario, ma che contano nella vita: il rispetto, l'amore, la stima, l'attenzione, il tempo, la comunicazione.
Per riappropriarci di questi beni preziosi dovremmo forse imparare a riscoprire la bellezza dei doni semplici, quali ad esempio un libro oppure un cuscino ricamato realizzato artigianalmente a mano. Non importano le dimensioni, perché ciò che conta è esprimere a chi amiamo o stimiamo tutto il nostro affetto. Se sei capace di impastare o ami sperimentare, potresti donare un dolce, del pane fresco o del sapone realizzato in casa, esprimendo così i tuoi sentimenti. Chi riceverà il tuo regalo lo apprezzerà sicuramente. Quale messaggio comunicherai? Stima, affetto, attenzione.
I piccoli gesti sono anche quelli più sentiti e danno felicità. Secondo Andreas Sidler, psicologo zurighese, l'atto del donare richiama le emozioni positive della nostra infanzia, rimandando al legame intrinseco con i genitori. Mamma e papà, infatti, dal momento della nascita offrono sè stessi, regalano attenzioni, amore, protezione e sicurezza senza chiedere nulla in cambio, in maniera incondizionata e questo ci fa stare bene, ci fa sentire appagati.
Donare qualcosa a una persona cara, secondo lo psicologo, significa evocare ricordi d’infanzia positivi che infondono felicità. In qualche modo, dunque, trasmettiamo lo stesso affetto incondizionato che abbiamo ricevuto da piccoli a chi offriamo il nostro regalo.
Distacchiamoci, quindi, dalla visione materialistica del dono e riavviciniamoci agli antichi valori che tanto scaldano il cuore. Iniziamo dai bambini. Vengono condizionati dai continui spot pubblicitari, ma chiediamoci se hanno lo stesso valore di un gioco semplice che punta a stimolare la creatività del piccolo. Un cuscino peluche a forma di animale, ispirato alla magia del bosco, ad esempio, può dare vita a nuove avventure fantasiose, immergendo il bimbo in ambientazioni uniche da condividere con eventuali fratellini, la mamma e il papà oppure con i compagni di gioco.
Il valore del dono: dalle culture antiche alla società odierna
Per millenni, il regalo ha rappresentato il punto cardine dell'essere comunità. È stato il simbolo per antonomasia della capacità di costruire legami interpersonali e sociali. Un esempio ci viene offerto dai dettami della cultura cristiana: Dio ci ha donato il suo unico figlio, consapevole di sacrificarne la vita per salvarci. In quest'ottica, da fedeli, ci riuniamo per ricordare con gioia la nascita di questo bimbo eccezionale che incarna un dono così speciale.
Nelle culture antiche, il dono acquisisce un significato diverso. Nell'antica Grecia, ad esempio, era legato al rituale dell'ospitalità (o xenia) in cui le vite delle due parti si vincolavano indissolubilmente. Tale valore veniva trasmesso di generazione in generazione. Basti pensare all'episodio dell'Iliade, in cui i due duellanti Glauco e Diomede scoprono di essere legati dal vincolo dell'ospitalità, motivo per cui interruppero lo scontro.
Fa eccezione, invece, il concetto di dono nei racconti di Omero, in cui Ulisse con l'inganno offre a Polifemo del vino allo scopo di farlo ubriacare e accecarlo, in modo da poter accedere alla città di Troia con il famoso cavallo. In questo caso, infatti, il dono viene visto come una forma di coercizione, un tentativo basso di dissuasione. Sulla base di questo pensiero, anche gli psicologi Scabini e Greco stabiliscono che, all'interno di una coppia o di una famiglia più in generale, quando si crea un legame basato sul calcolo dare/avere, prima o poi, si va incontro a relazioni disturbate che sfociano inevitabilmente in crisi profonde e spesso anche nella separazione.
Cicerone e Seneca interpretano l'importanza del dono come un metodo di interazione sociale e interpersonale. Il primo nel De Officiis e il secondo nel De Beneficiis stabiliscono che lo scambio di regali è utile alla comunità per garantire la salvaguardia dei rapporti. Seneca, in più, sostiene che il beneficio del dono e la felicità stanno nel non aspettarsi nulla in cambio, il che aiuta a guadagnare in virtù e sapienza. Diversamente, si è mossi solo ed esclusivamente dall'ingratitudine. Seneca afferma che un regalo va fatto con il cuore e senza alcun tipo di arroganza, evitando di mettere in difficoltà chi lo riceve. Cicerone, invece, su questo punto ha qualcosa da obiettare, perché non contraccambiare un regalo significa essere delle persone poco onorevoli. Accettare un dono quindi implica necessariamente un obbligo.
Da queste considerazioni, passiamo dunque ai tempi moderni. Oggi, che valore ha il dono? In una società capitalistica come la nostra, il concetto si avvicina molto all'idea fornitaci da Cicerone. Un regalo smette di avere un valore di legame, ma viene visto solo come un qualcosa di utile. Nella società moderna anche il dono della vita, che per anni non è mai stato messo in discussione, diventa un problema. Pensiamo, ad esempio, al libro di Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, in cui viene spiegato il dramma di una donna lavoratrice che si trova di fronte a un bivio: far nascere o non nascere il piccolo che porta in grembo.
La società odierna sta mettendo in discussione valori che fino a qualche decennio fa non erano neppure contemplati. A questo punto, non rimane che liberarci di quel martello economico che picchia in testa e che ci fa pensare solo a soddisfare i nostri bisogni materiali. Donare ha effetti sullo sviluppo sociale e umano. Cerchiamo di essere felici con poco, senza aspettarci nulla da nessuno.
Iniziamo dai piccoli gesti: se stimi o ami qualcuno dillo con un regalo.
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